Progetto scuola aperta 2020-2022
Febbraio 15, 2022Giovani diabetici e diritti mancati.
Febbraio 22, 2022I campi scuola rappresentano un’esperienza fondamentale nello schema educativo dei bambini ed adolescenti affetti da diabete mellito tipo 1, per l’accettazione della patologia, per il confronto con altri coetanei e per l’acquisizione di una buona educazione all’autogestione. È ormai noto come il diabete tipo 1 sia una malattia dal forte impatto non solo fisico ma anche psicologico che richiede alla persona coinvolta la capacità di adattare il proprio stile di vita alla nuova condizione imposta dalla malattia e dunque una riorganizzazione globale e complessa non solo della propria quotidianità, ma anche della propria progettualità futura.
L’insorgenza della malattia, la sua essenza cronica, la necessità di diventare da subito attori esperti della sua gestione, sono tutti fattori che generano, soprattutto all’inizio, grandi sofferenze e stress emotivi che difficilmente trovano uno spazio per essere elaborati e superati all’interno delle strutture istituzionalmente preposte alla cura. Se da decenni ormai, si parla di educazione terapeutica come di un supporto pratico e concreto per istruire i pazienti (e i loro
famigliari) nella gestione e nella cura della loro malattia, poco o niente è stato fatto fino a oggi per aiutare e sostenere queste stesse persone nell’elaborazione interiore dei propri vissuti e delle emozioni legate alla condizione. È ormai noto, infatti, come nella gestione di una malattia cronica sia altrettanto fondamentale prendersi cura dei significati e dei vissuti soggettivi che la persona attribuisce alla sua condizione e alla sua storia, e che proprio questa dimensione
soggettiva influenzi e condizioni le modalità individuali di cura e dunque l’andamento stesso della malattia.
I campi scuola rappresentano un’esperienza fondamentale nello schema educativo dei bambini ed adolescenti affetti da diabete mellito tipo 1, per l’accettazione della patologia, per il confronto con altri coetanei e per l’acquisizione di una buona educazione all’autogestione. È ormai noto come il diabete tipo 1 sia una malattia dal forte impatto non solo fisico ma anche psicologico che richiede alla persona coinvolta la capacità di adattare il proprio stile di vita alla nuova condizione imposta dalla malattia e dunque una riorganizzazione globale e complessa non solo della propria quotidianità, ma anche della propria progettualità futura.
L’insorgenza della malattia, la sua essenza cronica, la necessità di diventare da subito attori esperti della sua gestione, sono tutti fattori che generano, soprattutto all’inizio, grandi sofferenze e stress emotivi che difficilmente trovano uno spazio per essere elaborati e superati all’interno delle strutture istituzionalmente preposte alla cura. Se da decenni ormai, si parla di educazione terapeutica come di un supporto pratico e concreto per istruire i pazienti (e i loro
famigliari) nella gestione e nella cura della loro malattia, poco o niente è stato fatto fino a oggi per aiutare e sostenere queste stesse persone nell’elaborazione interiore dei propri vissuti e delle emozioni legate alla condizione. È ormai noto, infatti, come nella gestione di una malattia cronica sia altrettanto fondamentale prendersi cura dei significati e dei vissuti soggettivi che la persona attribuisce alla sua condizione e alla sua storia, e che proprio questa dimensione
soggettiva influenzi e condizioni le modalità individuali di cura e dunque l’andamento stesso della malattia.